Dalle due della notte prima, un lento fioccare, progressivamente copriva i tetti e le strade, ovattando di un
silenzio irreale ogni cosa; ogni respiro, ogni passo, ogni pensiero, al mattino, quando il resto della
città principia, si fonde nel bianco morbido e così, purificato, torna indietro, proiettando nella mente
l'idea che non può esserci pericolo, come la schiuma bianca, soffice, lieve, lieve di Gaber, la neve è
bella e basta?
Imberbi, inesperti e quasi improvvisati sciatori, ma soprattutto neonati montanari, ci dirigiamo verso
la nostra pista di sci di fondo preferita, felici che finalmente sia arrivata l'attesa neve a trasformarla
da pista ciclabile a circuito fra i boschi sloveni, vivo di colorati sci, e armonizzato dal delicato
scivolare dei compagni di viaggio che a tratti si avvicina a tratti si allontana dalla tua percezione e
dal tuo stesso scivolare.
Lo scenario reale, però, si fa via via più tetro mano a mano che ci solleviamo sul livello dell'ipotetico, lontanissimo mare, il parabrezza della macchina è quasi lo schermo di un cinema in bianco e nero, anzi in bianco e qualche punta di grigio, dello sporco portato da noi dalle città intossicate. Vista dalla macchina, la soffice e lieve neve si fa più minacciosa, anche le gomme dell'auto la pensano così e mi invitano delicatamente a rallentare. La meta comunque non è ormai lontana ed è bello rivederla così come ci ha accolto la prima volta un anno fa, forse un po' più bianca.
Eroici, sfidando il vento che accompagna con forza la neve fino a dentro il bavero della giacca
raggelandoci fino alle dita dei piedi, ci copriamo bene, ma non troppo per non sudare, lasciando
scoperto un millimetro di volto tra il collare tecnico e gli occhiali trasparenti, appena sotto la radice
del naso, la neve non penetra più, e siamo troppo fighi a vederci così; inforchiamo gli scarponi,
decisi ad affrontare, impavidi, la pista.
Gianni, come lo chiamo io, traducendo in italiano il suo nome sloveno che non sono sicura di aver
mai capito, ci sorride sempre quando ci vede arrivare.
"Impossibile, la neve fresca è troppo soffice, affonda anche la mia motoslitta" quest'ultima parola la
dice in italiano e ride di nuovo, " volete qualcosa da bere?"
"vabbè dai, un dito però, che devo guidare"
Di certo dopo una giornata così a nessuno verrebbe d'istinto di mangiare un'insalata o peggio ancora una mozzarella...
così oggi la ricetta più adatta è un minestrone di verdure, lenticchie e un bel peperoncino per
riportare calore alle membra.
INGREDIENTI
Minestrone fresco di verdure miste di stagione, NON surgelato per favore! Io lo compro all'orto dove lo preparano semplicemente lavando e affettando la verdura fresca.
Lenticchie 100 gr a persona
Porro o scalogno o cipolla
Olio extravergine d'oliva e sale.
PROCEDIMENTO
Faccio rosolare, con un filo d'olio extravergine d'oliva, il porro in una pentola in terracotta, quando questo è appassito, aggiungo le lenticchie asciutte e il sale facendole un po' rosolare, poi aggiungo le verdure e l'acqua fino a ricoprire bene tutto, copro e lascio cucinare a fuoco lento controllando di tanto in tanto ed eventualmente aggiungendo ancora acqua. Il peperoncino può essere aggiunto intero durante la cottura o sminuzzato alla fine (quando lo fate, ricordate sempre di lavarvi le mani prima di toccarvi gli occhi e accorgevi solo allora che è troppo tardi…).
La cottura delle lenticchie intere è di circa 50-60 minuti, quelle decorticate (più povere però di nutrienti) cuociono in 20-25 minuti.
La cottura delle lenticchie intere è di circa 50-60 minuti, quelle decorticate (più povere però di nutrienti) cuociono in 20-25 minuti.
Alla fine un filo d'olio crudo.
APPROFONDIMENTO
APPROFONDIMENTO
LENTICCHIE: vedi MITO 4. nella pagina Miti
(MTC: tonificano il Qi in generale, il Qi di rene sia nel caso di vuoti di yin che nel vuoto di yang di rene. Tonificano i QI in particolare lo yang del cuore)
PEPERONCINO: (MTC: dissipa il freddo e l'umidità, tonifica il riscaldatore medio, dissolve il ristagno di cibo. Controindicato in presenza di ulcere e sindromi da vuoto di yin.)
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